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Barbiana e la Costituzione nel centenario della nascita di Don Milani

La realtà dell'Italia di oggi ci invita a leggere la nostra Costituzione con la severità e la fedeltà con cui don Lorenzo la leggeva ai suoi ragazzi e ai parrocchiani di Beniamino Deidda

Nella reazione di Don Milani contro le ingiustizie che colpiscono i più poveri, c’è già l’intuizione fondamentale del suo impegno sociale e civile: i poveri hanno bisogno di scuola. Non per imparare, “ma solo – come dirà in una lettera del 1955 a Giampaolo Meucci – per dare loro i mezzi tecnici necessari (cioè la lingua)… per poter insegnare essi a voi le inesauribili ricchezze di equilibrio, di saggezza, di concretezza, di religiosità potenziale che Dio ha nascosto nel loro cuore quasi per compensarli della sperequazione culturale di cui sono vittime”.
Dunque, una grande opera civile che non ha niente a che fare con l’apostolato e con l’educazione religiosa. Una scuola di una laicità esemplare e modernissima ancora oggi lontana dall’orizzonte di molti cattolici. Una scuola, come dirà in una lettera, da intestare non al Sacro Cuore, ma a Socrate. Una scuola dove – con scandalo di molti – non c’è neppure il crocefisso.

Comincia così un bell’articolo di  Beniamino Deidda che nel centenario della nascita di Don Milani, non si limita a celebrarne la figura, ma ci offre una riflessione rispetto all’attualità del suo pensiero, in particolare per quanto attiene alla Costituzione, all’educazione alla legalità ed al senso della responsabilità individuale fondata sul primato della coscienza.

Tre punti che Deidda ci spiega proponendoci gli stessi esempi che Don Milani faceva, parlando dei suoi ragazzi. Ecco che il secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli…’ lo ritroviamo nella Lettera a una professoressa: per i genitori di Gianni dove si dice: “è compito della signora Spadolini (l’insegnante) rimuovere gli ostacoli, ecc.”. Era evidente per don Lorenzo che rimuovere gli ostacoli è compito non solo dell’insegnante di Gianni, ma di tutti noi, nessuno escluso. Si tratta di una lettura – ci dice Deidda- che era il frutto una di tensione ideale e una passione civile che, allora, apparteneva a pochi lettori della Costituzione.

L’articolo è un ritratto vivissimo di Don Milani, che ne sottolinea soprattutto l’impegno civile, oltre a quello di educatore. Sottolineandoci, punto per punto concetti e valori espressi che lo avevano reso un personaggio scomodo. Deidda già Procuratore Generale di Firenze e membro del direttivo della Scuola Superiore della Magistratura ed è uno dei fondatori di Magistratura democratica. Ha avuto sempre come faro del suo operato la Costituzione e dopo la morte di Don Milani ha continuato ad insegnare ai ragazzi della scuola di Barbiana, come ci racconta anche il recente film “Barbiana ’65. La lezione di don Lorenzo Milani”.

L’articolo è quindi un ritratto davvero molto ricco ed originale, frutto delle relazioni tra gli scritti di Don Milani e le sue lezioni-azioni.  

L’invito è a leggere l’articolo integrale

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