Dagli Stati generali dell’Amministrazione condivisa una visione di futuro
Quanto è oggi riconosciuta la visione organica dell’Amministrazione condivisa? Che valore diamo a quelle esperienze che si moltiplicano nel nostro Paese?
Sono queste le domande a cui oltre 300 persone hanno cercato di rispondere, partecipando ai molteplici eventi e tavoli di confronto organizzati a Bologna il 15 e 16 marzo scorso, nell’ambito degli Stati generali dell’Amministrazione condivisa.
Non poteva esserci sede più appropriata, in considerazione che proprio nel capoluogo dell’Emilia-Romagna è stato presentato il, il 22 febbraio del 2014, il primo “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani” che ha scritto i principi e le regole su cui si è consolidato il modello di Amministrazione condivisa.
Per Pasquale Bonasora, Presidente di Labsus e autore di un interessante articolo che riassume i temi e le riflessioni dell’evento, da quel momento e grazie a quel documento, si sono diffuse le prime comunità di pratica che da Bologna, si sono rapidamente allargate a tutto il territorio nazionale.
Questo fatto, sottolinea Bonasora: “ha permesso il raggiungimento di due risultati fondamentali. Innanzitutto la corretta interpretazione del principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale, non una modalità di privatizzazione degli spazi e dei servizi pubblici ma la costruzione di un nuovo modello di società caratterizzato dalla presenza di cittadini attivi autonomi, solidali e responsabili capaci di uscire dal ruolo passivo di utenti della pubblica amministrazione ed essere soggetti capaci di prendersi cura di beni comuni come l’aria, l’acqua, i beni culturali, i servizi pubblici locali, la scuola, la salute e tanti altri ancora.
Il secondo, la definizione di un modello, l’Amministrazione condivisa, che oggi ha piena legittimità al pari di quello dell’amministrazione tradizionale. Un modello codificato in particolare nel codice del Terzo settore, in cui i soggetti della società civile non si considerano concorrenti ma alleati per realizzare insieme alla pubblica amministrazione attività di interesse generale. Se oggi abbiamo una pluralità di strumenti collaborativi diversi tra loro per caratteristiche e tipo di utilizzo lo dobbiamo a quei cittadini, amministratori, associazioni, organizzazioni, che ne hanno favorito la diffusione, hanno sperimentato ambiti di applicazione e possibilità, superato criticità e legittimato lo strumento attraverso la pratica quotidiana. Senza il Regolamento e i Patti di collaborazione, senza le diverse esperienze di cura dei beni comuni, non ci sarebbe stato tutto il resto. Attraverso l’impegno e la fatica di tanti precursori è partito un movimento spontaneo che, dal basso, ha cambiato le regole e favorito l’adozione di regole e strumenti che dal livello comunale si sono allargati a unioni di comuni, ambiti territoriali, città metropolitane. “
A partire da questo ragionamento, Il Presidente di Labsus, non solo ci offre una ricostruzione storica del percorso fatto dal principio di Amministrazione Condivisa e del cambiamento culturale generato nella nostra società, ma ci delinea scenari futuri e possibili piste di lavoro, grazie all’energia e le elaborazioni scaturite da questi due giorni di lavori comuni.
Per sapere di più dei risultati di questo importante appuntamento, vi invitiamo a leggere l’articolo integrale.