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I beni confiscati e l’energia delle comunità: una sfida vinta, una strada tracciata.

Da espressione del potere mafioso a beni comuni di Tatiana Giannone

Dal lancio del referendum nel 1995, promosso dall’associazione Libera, per chiedere l’utilizzo a scopi sociali dei beni confiscati ai mafiosi sino all’approvazione della legge 109 del 1996, dall’evoluzione avuta alle tante declinazioni diverse della legge regione per regione fino ad arrivare alla terza edizione di RimanDati. C’è questo e molto altro nell’articolo di Tatiana Giannone – Referente nazionale del settore beni confiscati di Libera, che vuole certamente ricordare l’intuizione di Don Ciotti nel lanciare questo progetto etico e politico, ma che vuole soprattutto raccontarci i grandi cambiamenti apportati a livello culturale e all’idea di beni comuni.

Oggi, a distanza di quasi 30 anni, è per noi naturale pensare ai beni confiscati alla mafia come spazi da restituire alla collettività, ma il percorso fin qui fatto e ai dati incoraggianti che Giannone ci riporta, non debbono farci commettere l’errore di considerare questa una battaglia vinta. Ci sono segnali contradditori, difficoltà a dare trasparenza all’atto di confisca e quindi all’utilizzo del bene a favore della comunità, ci sono realtà molto diverse e ci sono progetti che testardamente i volontari di Libera continuano a perseguire, consci del loro  valore simbolico  in termini di giustizia e di speranza.

E’ questo il caso di RimanDATI, l’unico report in Italia che indaga lo stato della trasparenza degli Enti territoriali in materia di beni confiscati. Arrivati alla terza edizione Giannone ci sottolinea come si sia arrivati ad un punto di svolta molto importante per Libera poiché  la forza della comunità monitorante ha infatti trovato corrispondenza nei risultati raggiunti. Oltre 100 volontariə in tutta Italia hanno partecipato ad un percorso di formazione e di confronto, che ha dato vita a una squadra di 41 persone, tutte attive a rilevare il livello di trasparenza e soprattutto lo stato di avanzamento.  

Dopo questi primi anni di studio e ricerca, quindi, viene confermato l’intento di Libera, nella stesura di RimanDATI, di non occuparsi meramente di statistiche ma di imparare a trasformare i dati in storie. Come scrive con passione Giannone: “Ogni numero, ogni punteggio, ogni informazione verificata è per noi una storia: un’esperienza di riutilizzo ben riuscita, una pratica da sostenere o da migliorare, un processo di partecipazione che diventa prassi. Il potere dei dati, e di tuttə coloro che ne diventano interpreti, è quello di provocare dei cambiamenti nella comunità che li produce e di contaminare positivamente i rapporti che si generano. Con RimanDATI vogliamo provocare un cambiamento decisivo nella filiera della confisca e del riutilizzo, che possa trasformare i beni confiscati in beni comuni.

Se volete conoscere meglio il progetto, gli obiettivi, l’impatto provocato e i possibili sviluppi, l’invito è quello di leggere l’articolo integrale.

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ultima modifica 2024-09-23T15:35:19+02:00
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