Il patto dei Folli! Quando il co-housing si apre al territorio
Il co-housing è un innovativo modo di abitare insieme che coniuga spazi privati con aree e servizi a uso comune. L'obiettivo è quello di creare valore sociale attraverso reti di relazioni e reciprocità, nonché pratiche ecologiche, anche ottenendo risparmi economici. Alla sua realizzazione si giunge attraverso un percorso di progettazione partecipata
Nonostante la definizione di cohousing sia ancora estremamente aperta, dagli anni '80 a oggi, si sono consolidati alcuni elementi che concorrono alla definizione di questa specifica modalità abitativa:
- il cohousing è una comunità intenzionale o elettiva, ovvero una comunità formata da persone che si scelgono per vivere insieme;
- la formazione della comunità avviene attraverso un processo partecipativo, così come il disegno architettonico dell'insediamento;
- i cohousing sono dotati di un regolamento e/o carta dei valori redatto e condiviso dai futuri residenti, che imposta e disciplina la vita all'interno del cohousing e le attività che si scelgono di portare avanti insieme;
- il cuore del cohousing è dato dagli spazi comuni;
- i cohousers condividono attività e compiti decisi attraverso il processo partecipativo.
Questa premessa, mutuata dal Report “Cohousing a Bologna: esperienze e prospettive” redatto dal Comune di Bologna sul tema, per introdurre l’esperienza che Camilla Falchetti ci condivide, attraverso un articolo pubblicato da Labsus.
Si tratta di un progetto – presentato dalla Cooperativa Giardino dei Folli - che l’amministrazione comunale ha voluto intraprendere, dopo il successo dell’esperienza di co-housing pubblico Porto 15.
Il Comune di Bologna, già pioniere per l’adozione di un regolamento sui Beni Comuni, ha infatti deciso l’apertura di un dialogo anche con privati cittadini interessati a sviluppare autonomamente esperienze di co-housing sul territorio.
Anche in questo caso Bologna è il primo comune ad affinare il modello abitativo del co-housing, partendo da un’osservazione alla Variante al Regolamento Urbanistico Edilizio (successivamente RUE), presentata dalla stessa cooperativa, tesa a sottolineare l’importanza delle esperienze di co-housing e a chiedere una regolamentazione specifica che ne incentivasse la realizzazione.
L’esperienza che la Falchetti ci narra, parte appunto da qui, e dettaglia sia gli interventi normativi poi apportati alla RUE, sia la nascita e quindi lo sviluppo del patto collaborativo sottoscritto da Il giardino dei folli con il Comune di Bologna e il Quartiere San Donato – San Vitale, dove sorge l’area adibita all’esperienza.
Il Patto prevede la condivisione degli spazi ad uso comune del co-housing e la realizzazione di interventi di cura, pulizia e manutenzione di spazi esterni, tra cui un magazzino e la falegnameria. Il magazzino è a disposizione della comunità che anima il Gruppo di Acquisto Solidale (GAS) “Bosco”, e oltre allo stoccaggio dei prodotti vi si svolgono incontri formativi sul riuso e il riciclo, mentre la falegnameria è ad uso di ‘laboratorio dei saperi’, per effettuare laboratori di scambio di conoscenze e competenze.
Tanti i progetti per il futuro che potrete trovare meglio descritti nell’articolo integrale e che coinvolgono gli abitanti della zona in attività sociali e di benessere per la collettività.