Il pubblico diventa comune. Il potenziale trasformativo dei beni comuni urbani in Spagna
Una delle cose più interessanti di Labsus, è che l’associazione è alla continua ricerca di confronti e scambi di esperienza in materia di Beni Comuni ed Amministrazione Condivisa, con un occhio molto attento non solo alla realtà nazionale ma anche alle declinazioni del tema a livello internazionale.
Se lo scorso mese abbiamo appreso di cosa sta succedendo in Francia, oggi è la volta di approfondire su quale linea si sta muovendo la Spagna.
L’occasione ce la offre una bella intervista realizzata da Giulia Marra ad Ana Mendez de Andés e David Hamou, autori del libro "Códigos Comunes Urbanos. Herramientas para el devenir-común de las ciudades".
Nell’interessante chiacchierata i due autori non solo raccontano lo spirito con cui hanno scritto il libro, ma attraverso le domande di Giulia Marra, ci offrono uno spaccato di quello che sta succedendo nel Paese sulla materia.
Va innanzitutto specificato che in Spagna non esiste il principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale come in Italia, ma questo non è stato un grosso ostacolo rispetto ad esperienze partecipative significative come quelle realizzate a Barcellona. Le dinamiche partecipative sono molto diffuse nelle città, sia in termini di esperienze autogestite al di fuori della sfera istituzionale che in forme collaborative.
A Barcellona, appunto, esiste Patrimoni Ciutada , un programma che mira a raccordare le forme esistenti di gestione degli spazi di proprietà pubblica per sviluppare un nuovo modello di collaborazione pubblico-comunitaria, che oltre all’assegnazione degli immobili preveda una governance partecipata in cui istituzioni pubbliche e organizzazioni sociali si incontrino per valutare l’andamento della gestione attraverso lo strumento del bilancio comunitario.
A livello locale sono state messe in atto le principali sperimentazioni (come la Ordenanza de Cooperación Público-Social di Madrid che tentava di regolamentare l’uso civico degli spazi pubblici o il Reglamento de Participación di Pamplona) ma non sono molte le esperienze in grado di istituire nuovi strumenti amministrativi mentre sono più frequenti le esperienze di gestione cooperativa che ruotano attorno al tema della casa come bene comune (La Borda di Barcellona è il caso più paradigmatico, ma ci sono molti esempi in Catalunya).
Così come il tema del devenir-común dei servizi pubblici, che punta a coinvolgere i cittadini nella gestione e nel monitoraggio della fornitura di servizi di base come l’acqua e l’energia, e rivendicati dalle comunità come beni comuni, sebbene questi progetti siano, per scala e complessità, molto difficili da raggiungere. Alcune esperienze interessanti esistono e offrono i nuovi spunti per declinare il concetto di bene comune, come la Taula de l’Aigua/ Observatorio del Agua di Terrassa e la Xarxa per la Sobirania Energètic.
L’intervista, che vi invitiamo a leggere nell’articolo integrale pubblicato da Labsus, offre quindi un mosaico molto variegato di esperienze diverse, intrecciate agli scritti e alle riflessioni dei due autori. Una combinazione avvincente e ricca di spunti.