In Brasile la cura dei beni comuni è legata alla costruzione di una società più giusta
Come abbiamo spesso detto Labsus oltre ad informarci della declinazione che in Italia si dà alla sussidiarietà ed al tema dell’Amministrazione Condivisa, è una interessante finestra aperta anche sulle altre esperienze in materia, che si effettuano in altri paesi europei e non solo.
In questo articolo, redatto da Ana Rosa Chagas Cavalcanti architetta e urbanista, ad esempio, ci viene presentato l’approccio che il Brasile ha sul tema e dell’importanza che la partecipazione dei cittadini alla cura dei beni pubblici potrebbe avere per la democrazia del Paese.
Se in Italia e in Europa la cura dei beni comuni riguarda i bisogni secondari dei cittadini poiché quelli primari sono già garantiti, in Brasile le politiche sulla materia sono invece reclamate e portate avanti soprattutto dagli abitanti più vulnerabili e dai movimenti sociali che reclamano i loro bisogni primari: una abitazione, una vita dignitosa, il diritto alla città e alla cittadinanza, intesa in senso partecipativo.
Sono pochi gli strumenti legali che permettono ai cittadini o a gruppi di cittadini, spesso marginalizzati, di rivendicare i propri diritti e che consentano loro di prendersi cura di questi beni. Ed infatti, la maggior parte delle esperienze in essere nascono da occupazioni di edifici vuoti per il benessere comune, o la gestione di risorse, per ragioni di sopravvivenza.
I “commoners” brasiliani, infatti, partono dagli spazi creati per rispondere ai loro bisogni, finendo per concreare veri e propri spazi pubblici, dove i cittadini possono godere liberamente e in sicurezza, della vita in comune, come nel caso della piazza, del “quilombo” ovvero della “Ocupação 9 de Julho”. La loro attività, ci spiega l’autrice dell’articolo, si distingue per la capacità di costruire reti di collaborazioni, promuovendo piccoli cambiamenti nella vita urbana quotidiana.
Ma per andare oltre, Ana Rosa Chagas Cavalcanti, sottolinea come portare avanti patti di collaborazione in Brasile significhi non solo valorizzare le esperienze che già si praticano nella città per via della necessità, ma anche saper dialogare con le istituzioni per ampliare il diritto alla città e gli spazi di partecipazione, promuovendo nel contempo un dibattito sulla democrazia e sulla cura della vita pubblica per rendere più consapevoli tutti i cittadini.
Per avere più informazioni sulla realtà brasiliana e le opportunità intraviste dall’autrice nel binomio cura dei beni pubblici e democrazia, vi invitiamo alla lettura dell’articolo integrale.