La cura condivisa dei beni comuni e i bambini. Gioco, formazione o vita “vera”?
“Grazie alla visione della scuola come bene comune e al nuovo strumento dei patti di collaborazione, la “gestione sociale” può tradursi in azioni di cura e di cittadinanza concreta capaci di sprigionare le risorse e le capacità di un ulteriore e preziosissimo pezzo di società: i più giovani”.
E’ da questa considerazione che Alessandra Valastro - professore associato presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, dove insegna “Istituzioni di diritto pubblico” e “Politiche partecipative e pratiche narrative” - ci fa partecipi di alcune riflessioni sul binomio: bambini e partecipazione.
Più in senso lato la Valastro cerca di dare una risposta all’affermazione della costituzionalista Lorenza Carlassa che, nel 1980 scriveva «Non è facile definire la posizione dei minori nella società politica», sottolineando quanto varia e complessa sia «la serie di questioni che si pongono in ordine al peso e all’estensione della loro partecipazione alla vita politica del Paese». Più specificatamente la Carlassare riteneva che, al di là dei principi costituzionali di tutela e protezione dei più giovani, fosse necessario “agire” politiche, comportamenti e azioni, destinati a mettere anche i più piccoli nella condizione di «agire nella società, di portare il loro contributo, di esprimere scelte autonome» (L. Carlassare, Posizione costituzionale dei minori e sovranità popolare, in M. De Cristofaro – A. Belvedere, L’autonomia dei minori tra famiglia e società, Milano, 1980).
La Valastro ci racconta quindi il suo agire in tal senso, andando oltre le Consulte dei ragazzi, e facendoci partecipi della sua esperienza all’interno del progetto partecipativo “Ogni centro è il centro del mondo”, dove i protagonisti sono giovani studenti di alcune scuole dell’Umbria.
Il progetto nato dall’idea di Angelo, della Cooperativa Frontiera Lavoro di Perugia,
finanziato dalla Fondazione Perugia, si occupa di rigenerazione e si rivolge ai giovani studenti di alcune scuole dell’Umbria, compresi fra i 10 e i 12 anni. L’obiettivo del percorso è stato quello di “invitare i ragazzi a pensare insieme come valorizzare o sottrarre all’abbandono luoghi a loro cari”.
La Valastro ci racconta quindi come, attraverso “lezioni”, finalizzate a parlare con gli studenti di: regolamenti sull’amministrazione condivisa, patti di collaborazione, e delle tante esperienze che in giro per l’Italia vedono come protagonisti i ragazzi, sia partito un processo che ha visto l’attivazione di bambini e ragazzi.
Tra passeggiate, mappature e filmati, si sono iniziate ad immaginare patti per migliorare i rispettivi borghi, arrivando non solo ad enucleare decine di idee e progetti – con estrema competenza - ma anche a realizzare dei plastici con i cambiamenti desiderati e a coinvolgere nelle attività partner/sostenitori tra gli "abitanti adulti" dei paesi.
I centri presi in considerazione sono: Città della Pieve, Moiano, Po Bandino, San Litardo, Ponticelli.
Se volete conoscere cosa sono stati capaci di ideare questi ragazzi e leggere le considerazioni dettagliate che la professoressa Valastro ha fatto a partire da questa esperienza, siamo certi convinceranno tutte le persone interessate ai Beni Comuni ad investire sui giovani, sia per renderli già protagonisti oggi della vita nella comunità che per costruire i cittadini attivi di domani.