La scuola migliore è quella condivisa
Un articolo corale, è quello che ci propone Labsus, questa settimana, in concomitanza dell’uscita del Rapporto Labsus 2022.
Un Rapporto annuale con un taglio completamente nuovo, che ha visto la scelta di una tematizzazione, dedicata all’andamento dell’Amministrazione condivisa delle scuole come beni comuni e realizzato con la collaborazione di INDIRE (Istituto nazionale documentazione Innovazione Ricerca Educativa www.indire.it/) e dal gruppo di ricerca sulle Piccole Scuole (https://piccolescuole.indire.it/) è sostenuto dalla Fondazione Charlemagne.
L’indagine è stata realizzata su ben 102 Patti diffusi in tutt’Italia e che vedono la Scuola al centro, per un totale stimato di oltre 10.000 attori coinvolti direttamente per il raggiungimento di obiettivi condivisi alla base delle alleanze formalizzate.
Un paragrafo della prefazione a cura di Gregorio Arena dà il titolo al Rapporto: “Le scuole, da beni pubblici a beni comuni”. L’ipotesi che Labsus propone è che le scuole, oltre a rappresentare un’istituzione, un servizio pubblico e un diritto, possono oggi più che mai essere considerate come beni comuni, materiali e immateriali, di cui i cittadini possono legittimamente prendersi cura. E, infatti, proprio questo Rapporto dimostra che ci sono ormai in Italia moltissimi esempi ed esperienze di scuole che sono luoghi aperti, partecipati e condivisi, in cui le comunità locali collaborano con la scuola come istituzione nel prendersene cura, nei suoi spazi, ma anche sul suo progetto educativo. E’ vero che, dal punto di vista strettamente giuridico le scuole sono beni pubblici, ma quando le associazioni dei genitori o più in generale i cittadini attivi si assumono la responsabilità di prendersi cura di una parte dell’edificio scolastico e delle sue pertinenze sulla base di un patto di collaborazione, allora per tutto il tempo che dura quell’attività di cura condivisa quella scuola diventa un bene comune. Così come se tali spazi sia durante che oltre l’orario scolastico prevedono la possibilità di altre attività formative/sportivo-ricreative proposte da associazioni di genitori attraverso Patti collaborativi, è del tutto evidente che si crea un legame non soltanto materiale, ma anche giuridico, fra quei cittadini e quel bene pubblico. Il legame materiale si fonda sul fatto che essi utilizzano per curare quel bene risorse proprie, private, spesso difficili da quantificare ma comunque preziose come il tempo, le competenze, gli strumenti di lavoro, le esperienze, le relazioni e altre risorse ancora.
L’articolo offre altresì interessanti spunti su molto temi, dal principio di sussidiarietà alle forme pattizie, alla declinazione di alcuni principi costituzionali. In particolare le autrici sottolineano che “nelle scuole diventa evidente come la concretizzazione del principio di sussidiarietà orizzontale attraverso i Patti, qualifichi il servizio e lo territorializzi: quello spazio di partecipazione attiva aperta alle comunità educanti, in quanto comunità di territorio e d’azione, permette di contribuire al progetto educativo di ciascuna scuola arricchendolo di conoscenza locale, competenze diffuse e nuove energie, e di indicare una nuova traiettoria di senso al progetto dell’autonomia scolastica, rimasto incompiuto per troppi anni.”
Il rapporto è stato altresì presentato attraverso un webinar online il 28 marzo scorso, ma comunque rivedibile sulla pagina Facebook e il canale Youtube di Labsus.
L’invito è a leggere l’articolo integrale di Daniela Ciaffi, Emanuela Saporito, Ianira Vassallo e Sara Cavaliere e poi a scaricare il nuovo Rapporto Labsus 2022