Covid-19, una Chatbot (e un Patto) al servizio della comunità

L’innovazione sociale ai tempi del Covid-19: la collaborazione passa sulla rete e deve saper superare tutte le distanze. Di Cristina Leggio

Questa settimana Labsus, continuando le sue riflessioni sui cambiamenti apportati nella nostra vita da questa emergenza sanitaria, solleva temi divenuti centrali per la vita di una collettività. 

Come può una comunità non disgregarsi non potendo frequentarsi? Come la tecnologia può supportare la necessità di coesione sociale e di collaborazione? Come fornire le informazioni davvero utili in un flusso sempre più grande di informazioni, e non tutte sempre corrette, quando il confronto allo sportello non è possibile? Sono domande che centinaia di amministratori locali si sono posti e a cui esperti e studiosi hanno cercato di dare risposta, mutuando buone pratiche e azioni già in atto, in quei paesi dove le nuove tecnologie fanno ormai parte della quotidianità dei cittadini. 

Non sono infatti mancate, nemmeno nel più piccolo comune, le proposte di e-learning, streaming, video conferenze e webinar per offrire istruzione, letture, documenti, gioco, svago e informazione alle persone costrette a restare a casa per settimane, ma che necessitavano di istruzioni sanitarie e di servizi comunque. 

Altre pratiche, invece, sono sorte spontaneamente riscoprendo i balconi e arricchendole delle opportunità che gli smartphone ci offrono per accorciare distanze e lontananze con scambi di video, chat, messaggi, racconti. 

Lo stesso senso della privacy attraverso la tecnologia è cambiato permettendoci intimità diverse non solo con parenti e amici ma anche con colleghi e dirigenti, con cui non si sono scambiate solo informazioni di lavoro ma ci si è aperti reciprocamente le mura domestiche, spesso presentando anche “pezzi della propria famiglia. 

E così, da una situazione di grande difficoltà, sono nate nuove modalità di vicinanza e qualcuno ha anche pensato a nuovi servizi, volti ad assicurare informazioni chiare, semplici e verificate, attraverso, per esempio, una chatbot al servizio della collettività. 

Il progetto che Labsus ci presenta, denominato Minerva bot, consiste nella creazione di un software progettato per simulare una conversazione con un essere umano e in grado di fornire informazioni corrette e dettagliate alle persone, con particolare attenzione a quelle meno avvezze all’uso della rete. 

Pur non potendo sostituire la ricchezza del contatto umano, questa interessante esperienza, frutto del lavoro di 9 giovani ricercatori italiani e sperimentato con successo nel Comune di Latina, apre oggi le sue potenzialità a tutte le amministrazione interessate. 

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