Dal riuso temporaneo all’urbanistica tattica

Esperienze partecipate per ripensare gli spazi urbani attraverso gli usi temporanei di Lorena Di Maria

C’è una nuova interessante tendenza che sta prendendo sempre più piede, in tema di rigenerazione urbana: si tratta del riuso temporaneo.

In una città/società in continuo movimento, molti degli strumenti convenzionali applicati all’urbanistica, finiscono per dimostrarsi anacronistici oltre che costosi, non riuscendo spesso a rispondere alle sfide e ai bisogni che associazionismo e attivismo civico riescono a captare e rappresentare.

Ripensare quindi a risposte più celeri, per il riutilizzo di spazi dismessi o abbandonati perché non più idonei alle nuove necessità, è diventata la carta vincente per rispondere alle nuove istanze, che rimettono al centro il protagonismo dei cittadini, al fianco delle amministrazioni pubbliche, con investimenti spesso bassissimi e progettazioni nuove ed originali, che non contrastano con la pianificazione urbana tradizionale, ma anzi l’arricchiscono.

Di questo ci parla la bella tesi magistrale di Lorena Di Maria, che Labsus ci segnala e che la stessa presenta, con un articolo ricco di esempi e di esperienze vissute in prima persona.

Dalla Cable Factory di Helsinki, ex fabbrica di cavi che da circa trent’anni è diventata un centro improntato alla diffusione della cultura. all’orto comunitario dell’Allmende Kontor, considerato Bene comune all’interno del Tempelhofer Feld a Berlino, il più grande parco della città,  dall’esperienza delle “Guerrilla Gardening” con il loro motto “trasformiamo il cemento in fiori”, al progetto R-Urban, una strategia bottom-up che esplora le possibilità di migliorare la capacità di resilienza urbana in un quartiere di Londra,  mirando a creare un processo collaborativo che stimoli pratiche costruttive e sostenibili basate su principi ecologici ed usi temporanei.

L’autrice ci fornisce una chiave di lettura che va ben oltre ad una presentazione di best practices, ma analizza il fenomeno anche rispetto alle nuove professionalità che nascono intorno a queste nuove pratiche e soprattutto ai fenomeni sociali che, gli usi temporanei generano, attraverso la riscoperta degli spazi della quotidianità e un senso di cittadinanza attiva legato allo spazio civico, inteso come bene comune. Ultimo ma non ultimo, questa forma di rigenerazione urbana, offre una importante occasione di stimolo al dialogo tra amministrazioni e cittadini, declinando quei principi costituzionali sulla sussidiarietà orizzontale, che rendendo i cittadini non sudditi ma parte attiva del cambiamento e dell’interesse collettivo.

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