Nuove frontiere della partecipazione
Se la partecipazione dei cittadini alla vita democratica del paese, trova il suo primo riferimento nella Costituzione Italiana (1947), il vero salto di qualità alla diffusione del concetto di partecipazione così come oggi lo intendiamo, avviene solo nel 2001, con la revisione dell’art 118 e l’introduzione del concetto di sussidiarietà orizzontale.
In questi 19 anni i processi partecipativi sono stati in continua espansione, trovando declinazioni in molteplici settori e con modalità e strumenti sempre più ricchi ed articolati, che stanno veramente generando una evoluzione culturale profonda nella nostra società.
Uno dei settori dove la partecipazione ha dato vita a concetti profondamenti nuovi, è sicuramente l’urbanistica.
Beni Comuni, co-progettazione, rigenerazione urbana sociale, coworking…sono ormai parole che stanno ormai entrando nel nostro lessico e afferiscono a nuove modalità di vivere e contribuire allo sviluppo del territorio da parte di tutti i cittadini.
I bisogni emersi in questi anni, di recupero degli spazi, di lotta al degrado, di rivitalizzazioni delle periferie, di contrasto ai cambiamenti climatici, e cioè di uno sviluppo urbano sostenibile sotto il profilo ambientale e sociale, hanno trovato, attraverso la concertazione fra enti pubblici e cittadinanza attiva, non solo soluzioni di rigenerazione urbana a basso costo, ma nuove idee ad elevato contenuto sociale che dall’urbanistica compenetrano inclusione, cultura, mobilità, innovazione tecnica, politiche giovanili e del lavoro, solo per fare qualche esempio.
Di queste nuove frontiere e delle possibili opportunità offerte dall’urbanistica tattica, ci parla più diffusamente, attraverso alcune innovative esperienze e buone prassi applicate sia in Italia che all’estero, il bell’articolo pubblicato dal Ingegno-Web.it e proposto da di Francesco Alberti, Professore associato di Urbanistica dell’Università di Firenze e Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) Toscana.