Co-programmare e co-progettare: la sfida della pluralità

Non è un’idea astratta frutto dell’illuminazione del legislatore: è il riconoscimento di una strategia già perseguita con tenacia, di Giacomo Pisani

La sentenza della Corte costituzionale n.131 del 26 giugno 2020 prima, le esperienze maturate durante la pandemia e quindi il PNRR, attraverso la missione 5 su ‘coesione e inclusione’, hanno riportato al centro del dibattitto la possibilità della coprogettazione fra amministrazioni pubbliche e Terzo settore, come strumento per favorire «una lettura più penetrante dei disagi e dei bisogni al fine di venire incontro alle nuove marginalità e fornire servizi più innovativi».

Un tema particolarmente interessante che Giacomo Pisano, in un articolo già pubblicato su “L’Economia Civilelo scorso 20 ottobre 2021 e oggi riproposto da Labsus, sviluppa a partire dal fatto che la coprogrammazione e la coprogettazione, al centro dell’art.55 del nuovo codice del Terzo settore, non designano una generica possibilità di collaborazione alla realizzazione di singoli progetti o servizi ma sono una sfida radicale, che allarga, di fatto, il perimetro della decisione politica.

L’emergenza covid, in particolare, ha capovolto la piramide, dimostrando che non può esserci un unico potere che dall’alto decide, né che il perseguimento dell’interesse generale è un affare esclusivo dello Stato.

Proprio in situazione di emergenza è stato lampante come la vera forza sia la collettività e come sia necessario l’allargamento dei confini della partecipazione e della democrazia, poiché anche gruppi e singoli cittadini sanno e possono lavorare nell’interesse comune.  

L’invito, per meglio cogliere il ragionamento e la vision che Pisani ci offre, verso nuovi modelli di convivenza e sviluppo grazie allo spostamento della sovranità pubblica all’iniziativa dei cittadini, è di leggere l’articolo integrale.

Buona lettura! 

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