Il sogno di Fernando tra le mura del carcere: dai rifiuti, una risorsa
E’ una piccola grande storia quella che Labsus ci racconta attraverso l’articolo di Agnese Palmucci, la storia di Fernando Gomez da Silva, recluso nel carcere milanese di Bollate che ha visto nell’impegno di raccolta differenziata dei rifiuti un beneficio per la collettività ed una modalità di riscatto. Dalla sua sensibilità ai temi ambientali è infatti partita l’avventura di Riselda, un progetto innovativo di smart dumpster ossia “cassonetto intelligente” finalizzato a sollecitare la partecipazione attiva dei cittadini nella raccolta differenziata.
L’idea di fondo è la constatazione che non si può pensare che tutti comprendano immediatamente i vantaggi per la collettività, derivanti da un’efficacie raccolta differenziata dei rifiuti. Non è a caso che, le amministrazioni pubbliche investano importanti risorse in campagne informativo/educative verso cittadini e giovani ma con risultati non sempre all’altezza delle aspettative. I vantaggi sono infatti molto generici e lontani.
L’intuizione di Fernando è quella di dare invece un “riconoscimento” all’impegno nella differenziazione dei rifiuti da parte dei cittadini, attraverso un “cassonetto intelligente” che, grazie ad un database, riconosce il codice di chi getta i propri rifiuti e calcola mensilmente quanti scarti ciascuno produce, permettendo di accedere poi ad un sistema premiante, declinato per ogni realtà (sconti sulla Tari, buoni sconto commerciali, buoni spesa,…). In questo modo il rifiuto acquista per le persone un valore reale, le stimola a differenziare sempre di più e partecipare anche alla vita sociale del territorio.
Le stesse amministrazioni, oltre a incentivare atteggiamenti collettivi virtuosi aumentando il recupero di materiali riutilizzabili, avranno informazioni chiare sulle abitudini e sul fabbisogno della raccolta dei rifiuti nei singoli quartieri/territori.
Oggi Riselda è un’idea brevettata che sta commercializzandosi, effettuando nel contempo interessanti sperimentazioni sul territorio milanese. L’invito è però a leggere integralmente questa storia: dal primo modellino per il riciclo e la registrazione dei rifiuti costruito da Ferdinando in carcere, al suo perfezionamento avvenuto con il coinvolgimento degli studenti laureandi in ingegneria dell’Università Federico II di Napoli, fino alla sperimentazione effettuata all’interno del carcere di Bollate, dove la premiabilità era solo qualche colloquio in più con i familiari, ma i cui risultati sono stati sorprendenti.