Cadelbosco di sopra, una Comunità educante

Il progetto dell’Associazione Pro.Di.Gio per rispondere alle esigenze dei giovani del territorio

Il Progetto Giovani di Cadelbosco di sopra è un progetto di sviluppo di comunità gestito dall’associazione no profit Pro.Di.Gio, attivato in seguito all’emergenza sanitaria Covid - 19 nell’estate del 2020.

L’impegno dell’associazione, con un’esperienza di ventiquattro anni nelle politiche giovanili locali, è improntato al monitoraggio e all’ascolto delle necessità dei giovani per poi tradurli, grazie alle loro competenze ed esperienze, in attività puntuali e rispondenti alle esigenze dei gruppi giovanili in collaborazione con il territorio dove operano.

Lauro Menozzi, direttore di Pro.Di.Gio, racconta del bisogno profondo dei giovani di poter condividere del tempo assieme e recuperare quelle relazioni che sono state interrotte dal lockdown.

I contatti e gli scambi con i ragazzi del territorio, fanno emergere il grande disagio sociale nel non poter condividere il proprio tempo libero con gli amici e le amiche al punto da ricorrere a  sempre più frequenti forme di dialogo con persone conosciute tramite canali social con cui inviarsi frequenti messaggi quotidiani pur senza conoscersi personalmente.

Tuttavia, quel che manca a queste forme di conoscenza, è l’esperienza diretta con l’amico o l’amica con cui ci si vede tutti i giorni a scuola, o per praticare uno sport, qualcuno con cui si condivide un pezzo di vita.

L’amministrazione comunale di Cadelbosco ha fortemente voluto, con la collaborazione di Pro.Di.Gio l’avvio di attività ad hoc per gli adolescenti e pre-adolescenti del paese. Pro.Di.Gio ha quindi realizzato attività all’aperto e al chiuso per i giovani di Cadelbosco, proponendo laboratori, incontri, momenti di gioco e di sperimentazione nel nome della flessibilità, per adattarsi sia ai cambiamenti dettati dalle restrizioni sanitarie, sia alle mutevoli esigenze dei ragazzi. 

La condizione di partenza, in piena pandemia, non consentiva di poter fare grandi cose, una sorta di azzeramento di ogni attività al difuori di quelle famigliari. Non si poteva giocare o quasi, bisognava disinfettare qualsiasi cosa si toccava, non era ammesso l’assembramento.

E’ capitato di trovare ragazzi e ragazze in giro nascosti/e, nelle zone meno frequentate, perché magari volevano allentare la costrizione della mascherina, del distanziamento sociale; avevano un’estrema voglia di stare fuori, di stare insieme, di condividere con altri/e e raccontarsi che poi è tipico dell’adolescenza. In più tutte le attività sportive erano chiuse, niente scuola in presenza, quindi qualsiasi intimità, qualsiasi gruppo non si poteva fare.

Il passaggio da giornate estremamente organizzate dai ritmi scolastici, sportivi etc., a un tempo libero quasi indiscriminato. I ragazzi hanno fatto fatica a gestire quella che chiamano noia.

Ed è proprio su questi bisogni che si è focalizzata l’attività dell’associazione.

Per andare incontro a queste istanze, a Cadelbosco, le attività si sono concentrate sulla gestione di un centro di aggregazione al chiuso che ha offerto diversi laboratori e attività; gli interventi di strada, vengono portati avanti da educatori che, per alcuni pomeriggi a settimana, si muovono in paese con strumentazioni e giochi così da intercettare gruppi di ragazzi da coinvolgere in attività come, ad esempio, il gioco da tavola; o instaurando un dialogo con loro; o per informarli delle attività del centro o semplicemente ascoltandoli. Serve per agganciare i/le ragazzi/e, iniziare con loro una relazione necessaria per trovare un modo per consentirgli/le di esprimere il loro essere adolescenti in maniera adeguata.

I ragazzi sono stati privati di esperienze fondamentali, che sono la relazione tra i pari, la sperimentazione dei primi amori e la gestione del tempo libero; che poi vuol dire dedicare una parte di vita per divertirsi e condividere esperienze significative staccandoti dalla famiglia per diventare autonomo. Invece tutto questo è stato messo in stand-by.

Nell’intervento di Pro.Di.Gio è importante il rapporto con il territorio, ovvero la rete informale che si crea nei piccoli centri dove interviene, mettendo in relazione le associazioni, i commercianti, gli anziani del paese, l’amministrazione e anche le forze dell’ordine in una prospettiva di comunità educante per i suoi giovani.

Le esigenze dei ragazzi nei prossimi anni, sono da tenere monitorate. Un rapporto di Save the Children del 2021 sottolinea come quasi “4 studenti su 10 dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%). Un “anno sprecato” per quasi un adolescente su due (46%), che, in ogni caso, la costrizione di vivere in un mondo di incontri solo virtuali, ha fatto riscoprire a molti il valore della relazione “dal vivo” con i coetanei ma, allo stesso tempo, quasi un quarto degli adolescenti (23%), una percentuale non trascurabile, dichiara che in questo anno ha capito che uscire non è poi così importante e che si possono mantenere le relazioni anche online.

 

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