Condivisione del percorso
La legge regionale sostiene, fin dall’attivazione del processo partecipativo, la ricerca della condivisione del percorso con i principali attori (24.13 KB) che si dichiarano interessati alla questione. Essa è suggerita in diversi momenti ed è comunque consigliato stimolarla più volte durante un processo.
Dovendo aprire un confronto con la più ampia diversità di vedute sulla questione, è spesso difficile giungere a compromessi e mediazioni attraverso una discussione con tutti gli attori direttamente sul merito della questione; per questa ragione si orienta la progettazione a prevedere questa difficoltà e a programmare un percorso di confronto e selezione delle opzioni, che possa essere accettato da tutti i portatori di interessi in gioco, spostando la discussione da un contesto negoziale (tra attori portatori di interessi) ad un contesto più argomentativo/deliberativo [vedi par. 1.1.2 Relazione Anno 2011 (1.4 MB)del Nucleo Tecnico di Integrazione con le autonomie locali], nel quale saranno chiamati al confronto soggetti individuali (p.e. selezionati in base ad alcune categorie: residenti di un’area in trasformazione, esperti, utenti di un servizio di trasporto pubblico, lavoratori di una struttura di gestione rifiuti, city users - utenti e frequentatori - di un’area metropolitana, ecc…).
Si incoraggia la condivisione del percorso prevedendo una premialità ai progetti che allegano un accordo formale preventivo con i principali attori organizzati interessati alla questione; in tale accordo si dichiara la loro disponibilità a partecipare al processo, a sostenerlo e ad accettarne gli esiti e, se il progetto lo prevede, anche a candidare loro rappresentanti o delegati sia nel Tavolo di negoziazione che nel Comitato di pilotaggio che accompagna il processo dal punto di vista metodologico.
La legge inoltre richiede:
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la sollecitazione delle realtà sociali, organizzate o meno, del territorio in questione, a qualunque titolo potenzialmente interessate alla discussione, con particolare attenzione alle differenze di genere, abilità, età, lingua e cultura;
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l’inclusione di eventuali nuovi soggetti organizzati, sorti in seguito e conseguentemente all’avvio del processo;
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l’organizzazione di un Tavolo di negoziazione (l.r.3-10 art. 13 comma 1, lettera c - ora art. 17, comma 2, lettera c della L.r. 15/2018) fin dalle prime fasi del processo. La presenza del Tavolo di negoziazione (TdN) è elemento necessario del processo partecipativo. La sua mancanza rende improponibile la proposta di accesso al sostegno regionale.
La sollecitazione delle realtà sociali e l’inclusione di eventuali nuovi soggetti sorti conseguentemente al processo nel Tavolo di negoziazione.
Alcuni attori esistono indipendentemente dal processo partecipativo essendo nati prima. Altri si costituiscono in conseguenza di esso. La forma più comune è quella dei comitati informali.
I primi dovrebbero essere invitati al Tavolo di negoziazione, un gruppo di discussione al quale siedono i rappresentanti delle organizzazioni o i legali rappresentanti dei titolari dei diritti reali (proprietari di aree, imprese).
I secondi, saranno stimolati alla mobilitazione dopo che il percorso di discussione è avviato. Probabilmente proprio dai primi incontri del Tavolo di negoziazione con gli attori già esistenti, emergeranno scenari che prefigurano trasformazioni in contesti sociali o geografici non previsti. In tal caso è necessario, prima di procedere con successivi incontri, comunicare pubblicamente, nelle aree di potenziale impatto, le ipotesi di evoluzione e invitare i nuovi soggetti, aggiornando il tavolo.
Altri soggetti del territorio interessato dalla questione possono essere sollecitati ad auto-rappresentarsi attraverso i canali di comunicazione più appropriati, così da non essere esclusi dal processo di partecipazione.
Non tutte le realtà sociali sono facilmente raggiungibili. Per alcune categorie non sono sufficienti le comunicazioni più ricorrenti (si consiglia la lettura del Quaderno della partecipazione n.4 "Comunicare partecipazione"): media, siti web, social network, manifesti, locandine, lettere, e-mail.
Serve una comunicazione differenziata integrata (vedi anche il capitolo 7 dedicato alla comunicazione)
Alcuni soggetti possono essere più facilmente raggiunti attraverso operatori di strada, talvolta qualificati mediatori culturali, visite a domicilio, animazione in luoghi pubblici, telefonate mirate o altri metodi cosiddetti outreach (11.58 KB), che hanno il compito di ridurre la tendenza alla marginalizzazione.
In un secondo momento si suggerisce di tentare di suscitare una prima auto-rappresentazione di tali categorie, individuando leader informali o rappresentanti provvisori, da invitare al Tavolo di negoziazione. Lo scopo sta nel cercare di sollecitare alcune categorie di individui a percepirsi come un soggetto collettivo e quindi a dotarsi di una certa capacità di mobilitare risorse. È vero che questo è un obiettivo dai risultati molto incerti, però tale sforzo potrà servire a comprendere meglio il contesto e a stringere contatti per la successiva fase di svolgimento del processo, quando si dovranno coinvolgere i cittadini individualmente.